Pubblicato da: chinonrisica | 24 gennaio 2009

vis grata puellae

Era il 9 marzo del 1973 e Franca Rame, attrice, già senatrice, fu violentata da un gruppo di uomini che vollero punire,allora, il suo impegno politico, umiliare la sua dignità.
Nel 1992, in Bosnia, si consumarono alcuni tra i più recenti esempi di stupro etnico, definito ,nel 2001 dal Tribunale dell’Aja, un crimine contro l’umanità. 
La storia pullula di esempi simili, e sempre,per colpire un popolo,per fiaccarne la resistenza, per offenderne la dignità, si è fatto ricorso allo stupro.
Quasi che non fosse possibile trattare le donne in modo diverso dal bottino, dalla cosa di cui ci si impadronisce per arricchirsi, sia pure di un labile godimento sessuale, a scapito del perdente o di colui che si vuole insolentire.
Le stagioni del femminismo militante e rumoroso sono passate e poco hanno lasciato di sè, visto che nell’occidente delle pari opportunità è sempre più pericoloso, per una donna, svolgere una qualunque attività quando è buio: andare al lavoro, prendere un autobus, percorrere tratti di strada alberati, usare treni semideserti. 
Come nella foresta, nelle favole gotiche, il meccanismo del predatore e della preda si ripropone con scenari poco razionali e belluini, pur con tutte le scuse del caso agli animali, che di tale violenza non conoscono traccia.
Lo stupro è, infatti, un comportamento prettamente umano, una rivalsa codificata e tollerata per ciò che le contingenze della vita portano a desiderare e a non ricevere come si vorrebbe: considerazione sociale,vigoria sessuale, potere economico, riconoscimento politico.
Ogni carenza si trasforma in aggressione e l’oggetto è a portata di mano: libero, spesso desiderabile e presente pressocchè ovunque.
Non ci vuole una forza particolare, bastano armi rudimentali ed in fondo può anche essere divertente. Uno strumento bellico primordiale, ma devastante.
E’ forse sfuggito che poco prima di Natale la Corte di Assise di Roma  ha negato l’ergastolo per l’assassino di Giovanna Reggiani, avvenuto nell’ottobre 2007, perchè la difesa della vittima avrebbe provocato l’ira cieca dell’omicida. Come dire che alla violenza,biologica, insopprimibile, dell’aggressore la vittima avrebbe dovuto opporre una resistenza solo passiva. Lasciarsi stuprare per non essere uccisa. Accettare una violenza per evitarne un’altra, forse a torto ritenuta più grave.
Come un mercanteggiare mostruoso, come nella mai dimenticata vis grata puellae. 
 

Risposte

  1. Concordo sull’analisi che fai dello stupro di gruppo, ma non applicandola ad ogni contesto:
    sai qual e’ l’offesa/minaccia piu’ terribile che i miei studenti dei balcani si lanciano: ti violento la sorella (o la madre). Non e’ questione di avercela con le donne, in questo caso, ma semplicemente la violenza carnale sulle donne e’ considerata in alcune culture la piu’ grave offesa alla famiglia; l’omicidio e’ considerato meno grave …
    La guerra di cui parli era etnica, famiglie contro famiglie, dunque nessuna meraviglia che, in quel contesto culturale, si utilizzasse sistematicamente la violenza carnale.

  2. Condivido in pieno ciò che dici e forse non mi sono espressa bene: lo stupro è offesa alla famiglia ( o alla società) proprio attraverso la donna, perchè la donna non è soggetto, ma sempre e solo pertinenza. Del marito, del padre, del fratello,del clan. O di una società intera che ti respinge.
    Non per nulla lo stupro è diventato da poco ( ’89, se non sbaglio) reato contro la persona. Il vecchio codice penale lo relegava tra i reati contro la morale sessuale. Ci sono voluti quasi 50 anni perchè venisse riconosciuta l’offesa alla donna come soggetto di diritto. E forse ne dovranno passare altri 50 perchè uno stupratore resti in galera tanto da diventare impotente. Una bella impotentia coeundi di tipo geriatrico….è quello che ci vorrebbe!

  3. Grazie della precisazione.
    Con quanto scrivi vuoi anche intendere che anche qua in italia la donna e’ ancora vista come oggetto, no soggetto, visto che la riforma e’ SOLO dell’89 e che le pene per i colpevoli di stupro sono troppo blande?

  4. Esatto! Purtroppo la concezione della donna è immutata nel tempo, anche in Italia. Con l’aggravante che la parità giuridica ( solo teorica) ha eliminato anche i privilegi formali ed educativi che un tempo mitigavano l’attuale brutalità sociale. Niente galanteria e niente parità sostanziale. Un disastro!


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